Ciao Federico, ci racconti un po’ di te?
Ho 29 anni e sono di Trento. Sono laureato in International Management, ho trascorso un periodo di studio/lavoro in Giappone e preso servizio per due anni presso la NATO di Brussels. Mi sono licenziato a settembre 2020 per poter dedicarmi a VAIA al 100%. Fin da giovane ho fatto parte di associazioni culturali, in ambito educativo e artistico.
Sono sensibile ai problemi ambientali e allo sviluppo sostenibile. Guardo al mondo con curiosità e amo mettermi in gioco facendo cose che sposano i miei valori.
Parlaci di VAIA? Che cosa è stato per il Trentino e per il mondo intero?
Nei giorni tra il 27 e il 29 ottobre 2018 un ciclone, nominato per l’appunto VAIA, ha distrutto 42 milioni di alberi in quasi 500 comuni, producendo 8,6 milioni di metri cubi di legname spezzato, per un valore di circa 460 milioni di euro. La mia regione, il Trentino, è stata la più colpita. VAIA è stato un trauma: un disastro ambientale di una portata mai vista in Italia prima d’ora. E’ stato anche il più grande disastro ambientale Europeo negli ultimi 50 anni. Per la prima volta abbiamo vissuto con estrema irruenza quello che è il cambiamento climatico. L’abbiamo toccato con mano. I boschi dolomitici della mia infanzia sono andati distrutti, i luoghi dove un tempo gli amici, le famiglie e i bambini andavano a camminare ora sembrano un percorso ad ostacoli per via dell’altissimo numero di alberi che giacciono tuttora a terra. VAIA per il mondo è il simbolo della forza della natura che si sveglia per farci capire che così non possiamo continuare.

Cosa è diventato VAIA oggi grazie a voi?
Oggi VAIA per tutti è un gruppo di giovani determinati a realizzare un nuovo modello di business, per andare oltre l’idea di “consumo sostenibile”. Un giorno io e degli amici ci siamo trovati e ci siamo chiesti: «e se produrre non significasse depauperare, bensì ripristinare le risorse naturali di un ecosistema?». Da questo interrogativo nasce VAIA. Dalla distruzione alla rinascita, per far sentire forte la voce della resilienza Trentina. Il nostro VAIA Cube è un amplificatore naturale del suono: il larice e l’abete che compongono il cubo riproducono suoni caldi e profondi, attraverso una cassa creata artigianalmente, Made in Italy. VAIA è un progetto di economia circolare e una visione di futuro per il nostro territorio.
VAIA è un modello d’eccellenza di economia circolare. Ci racconti come recuperate la materia prima e il ruolo dell’artigianato trentino locale?
L’artigianato in Italia ha origini nel Medioevo. Le Alpi Trentine in particolare sono sempre state una grande fucina di ingegno e saper pratico. Si sa, le regioni montuose, per via della loro orografia territoriale, sono posti difficili, le risorse non sono molte. E proprio per questo l’ingegno umano viene stimolato. È successo anche per VAIA. È stato l’ingegno il mezzo attraverso cui la nostra resilienza si è potuta esprimere. Abbiamo coinvolto il più alto numero di artigiani e segherie, di boscaioli…perché questo non è un progetto di una persona ma il progetto di una comunità che si muove insieme e crea valore, insieme. Recuperiamo il legno degli alberi abbattuti e lo trasformiamo in un prodotto d’eccezione. VAIA nasce dagli alberi caduti nelle Dolomiti, la preziosa risorsa che senza Vaia andrebbe sprecata o dispersa. Per questo motivo non esiste un pezzo uguale all’altro, ogni incisione segue le naturali venature del legno.

Ogni VAIA ridà vita ad un albero, ci racconti come?
VAIA non è solo un nuovo modo di creare oggetti senza depauperare materie prime, fornendo una risposta concreta alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Al fine di tutelare le comunità e i territori esposti al rischio idrogeologico, VAIA si impegna a piantare un albero per ogni prodotto venduto. Il nostro obiettivo è quello di 50.000 alberi per rendere alla natura ciò di cui è stata privata.
Ci descrivi alcune delle sfide che ti trovi ad affrontare più spesso?
La vita di un imprenditore è ogni giorno diversa. Soprattutto se parliamo di un imprenditore giovane come me. Essere a capo di un’azienda non è facile. Pur essendo VAIA una realtà di piccole medie dimensione ci sono molte cose a cui render conto ogni giorno: dal marketing ai problemi di logistica, dall’organizzazione e riorganizzazione aziendale. Penso a quando recentemente abbiamo dovuto affiancare due giovani designer al nostro artigiano Giorgio per riuscire a gestire i numerosi ordini che sono arrivati nel periodo natalizio. È stato un momento molto stressante, seguito da grande soddisfazione.
Credo che le caratteristiche più importanti siano spirito di squadra, duttilità e tenacia. Ringrazio molto la comunità trentina per la calorosa accoglienza fatta a VAIA. Siamo riusciti a fare squadra anche perché condividiamo gli stessi valori. Amiamo e viviamo la montagna con piacere e passione. Trovare il supporto da parte della propria comunità è indispensabile per ogni imprenditore che vuole spiccare il volo.
Cosa è per te l’Agenda 2030 e come quale obiettivo di sviluppo sostenibile si lega il progetto?
È un faro. Un orizzonte per tutti coloro che fanno business, e anche politica. Per tutti coloro che hanno aspirazione di cambiare il mondo.
L’SDG a cui siamo più legati e in cui ci identifichiamo maggiorment è sicuramente il numero 15. Sostenere le foreste. Sostenerle in modo scientifico in quanto esse offrono rifugio alle specie animali, generano ricchezza (penso al turismo e agli introiti che esso a sua volta genera), ma anche alla ricreazione. Quanto bello è passeggiare nella natura e magari rifugiarsi all’ombra di un albero in una giornata di calura estiva?!
Ci sentiamo molto affini anche al SDG numero 12, sul consumo responsabile. Con il nostro cubo vogliamo promuovere un consumo coscienzioso e responsabile. La nostra vision è quella di realizzare oggetti utili sia per l’uomo che per la natura, recuperando materie prime provenienti da luoghi colpiti da calamità naturali, come in questo caso gli alberi delle Dolomiti. In futuro vogliamo intervenire in altre realtà, generando benefici per l’intero ecosistema all’interno del quale operiamo.
VAIA agisce anche per il clima SDG numero 13 contribuendo a ripristinare l’ecosistema danneggiato dal cambiamento climatico. Restituiremo alle Dolomiti i suoi alberi e miei nipoti li vedranno alti e maestosi.

Adesso dicci la verità, quale è il tuo superpotere?
Non ho un superpotere. Solo delle super responsabilità. Voglio offrire un mio contributo concreto al mondo. Voglio fare la differenza.
E per concludere, cosa consigli agli imprenditori del futuro che vogliono sostenere gli SDGs con le loro idee?
Di essere ambiziosi. Di pensare in grande con i piedi per terra. Perché solo le proposte solide e ben strutturate possono volare alto. Dal punto di vista climatico, credo che si apra un decennio decisivo per il clima. Non c’è davvero spazio per la mediocrità.
