Che cos’è il Progetto Abito (come è nato e come si è evoluto)? Qual è il tuo ruolo?
Il Progetto Abito nasce con l’obiettivo di contrastare la povertà e l’emarginazione sociale, garantendo a chiunque il diritto ad un vestiario adeguato e dignitoso.
E’ stato avviato nel 2019 con l’idea di rinnovare lo storico servizio di distribuzione indumenti della Società di San Vincenzo de Paoli di Torino, grazie al contributo del bando per l’innovazione sociale PON Metro 2014-2020 del Comune di Torino.
Nell’Emporio sociale di Abito i vestiti sono uno strumento per generare valore sociale e stimolare azioni di cittadinanza attiva all’interno della comunità, in un’ottica di sostenibilità sociale, ambientale ed economica.

Le tre attività principali del Progetto sono:
- la raccolta e la distribuzione degli abiti usati donati dai cittadini
- un sistema basato sulla reciprocità, nel quale chi ha ricevuto i vestiti può dare in cambio tempo e competenze a favore della comunità
- una sartoria popolare per la rigenerazione degli abiti usati che permetterà formazione professionale e inserimenti lavorativi
Per garantire sostenibilità finanziaria al Progetto, i capi non distribuiti e le collezioni di moda prodotte dalla sartoria popolare sono venduti durante aste e sfilate.

In linea con le finalità dell’associazione, il Progetto è sostenuto dall’apporto dei volontari e da tutti i cittadini che, donando e acquistando i vestiti, permettono di sostenere gli obiettivi sociali del Progetto.
A marzo 2021 si conclude il periodo di incubazione del Progetto e siamo alla ricerca di nuovi partner e sostenitori per poter portare avanti le attività!
Io sono Giorgio Ceste, sono stato per anni volontario nell’associazione e successivamente, insieme a Guido Bagnoli, ho ideato e fondato questo nuovo Progetto. Ora Abito è diventato per me un lavoro.
Che cosa contraddistingue di più la tua attività? Come impatta questo sulla città in cui vivi, Torino, e sul tuo paese?
Abito propone un sistema che mira alla sostenibilità sociale, ambientale ed economica:
SOCIALE – Perché supera le dinamiche assistenzialiste, valorizza la dignità delle persone e stimola la loro partecipazione attiva nella comunità tramite la condivisione di spazi, tempo e competenze.
AMBIENTALE – Perché riduce gli sprechi: riutilizza, rigenera e scambia i capi di abbigliamento usati, all’interno di una filiera a km0 che sfrutta risorse a livello locale e trasporti sostenibili.
ECONOMICA – Perché gli eventi di raccolta fondi contribuiscono all’autosufficienza del Progetto e sensibilizzano i cittadini verso i valori del riuso, dell’upcycling e dell’impegno sociale.
Con quali tre aggettivi definiresti la tua attività da local hero?
Circolare, generativa, conviviale.
Conosci altri local hero come te che vorresti suggerirci?
Lo spaccio di cultura https://www.spacciocultura.it/