Martina Rogato

Il suo progetto: Young Women Network

Come ti definiresti?

Una Greta Thunberg, senza le treccine, che ha dedicato la sua vita prima accademica e poi professionale al tema della sostenibilità ambientale e sociale.

Nella vita sono una consulente sulla sostenibilità, cioè aiuto le organizzazioni e le aziende a sviluppare progetti di sostenibilità ambientale e sociale. In parallelo sono un’attivista all’interno di Young Women Network.

Ci racconti meglio di Young Women Network?

YWN è nata nel 2012, riconosciuta come associazione nel 2014, dall’idea di una ragazza, Teresa Budetta, che dopo aver fatto esperienze all’estero, si rese conto che in Italia mancava un Network dedicato specificatamente alle giovani donne in carriera. In Italia in realtà c’erano già associazioni che si occupavano di parità di genere , ma si occupavano di temi meno vicini a una fascia di età più giovane.
Adesso in Italia l’associazione è gestita da 37 ragazze, tutte volontarie che nella vita svolgono tutte professioni diverse.

Young Women Network nasce quindi per supportare giovani donne che hanno il desiderio di avere una rete di supporto in più rispetto a quella del nucleo familiare o delle amicizie. Il nostro obiettivo principale è creare empowerment delle giovani donne, inteso come la possibilità di poter diventare la versione migliore di sé stessa da un punto di vista professionale, fornendo strumenti di vario tipo.
Ad oggi YWN è presente a Milano e Roma, con un Network di oltre 450 associate.

Foto: Young Women Network

Supportiamo il concetto di Empowerment attraverso 4 macro attività:

  • Networking professionale: per far incontrare donne provenienti da contesti professionali diversi (una sorta di alternativa al “calcetto” maschile). Al networking fisico affianchiamo un networking online, attraverso una piattaforma dedicata, per scambiarsi idee, esperienze e consigli.
  • Coaching sulle soft skills: Ci dedichiamo nello specifico a formare le giovani donne sul tema delle soft skills, quali ad esempio capacità di parlare in pubblico o capacità di negoziazione. Spesso sono skills difficili da acquisire, anche perché esistono corsi ma sono spesso costosi. I corsi sono erogati sia da donne che da uomini, ma le beneficiarie sono all’80% di sesso femminile.
  • Mentoring: Ogni anno selezioniamo delle socie su base volontaria, che vogliono partecipare ad un programma di mentorship, attraverso il quale assegniamo ad ogni giovane ragazza, un mentore con più esperienza (circa 10–15 anni di esperienza) che le possa affiancarle in un percorso di crescita professionale di almeno 6 mesi. Questo permette di stimolare anche un dialogo intergenerazionale. Quest’anno, tra l’altro, abbiamo deciso di includere 10 ragazzi nel programma di mentorship, che saranno affiancati da una mentore donna, così da far nascere modelli da imitare non solo maschili, diffondendo anche leadership femminili come riferimento per giovani uomini.
  • Advocacy: Cerchiamo di dialogare con decision-makers in diversi settori, dalla politica alle aziende, , sui temi della disparità di genere e del gender gap. Abbiamo ottime relazioni con il comune di Roma e di Milano e siamo state tra le Organizzazioni non profit convocate dal Ministro Vincenzo Spadafora per inquadrare il tema dei giovani e della parità di genere in Italia. Non ultimo, siamo l’unica associazione giovanile che ha avuto l’opportunità dal 2017 di prendere parte agli Engagement Group del G20 sulla parità di genere.
Il gruppo di Young Women Network

Quali sfide vi trovate ad affrontare solitamente?

Uno dei grandi problemi che riscontriamo a livello Italia è la poca credibilità che viene data a figure giovani in ambito lavorativo. Si parla di una fascia di persone tra i 25 ai 35 anni, nei confornti dei quali ci sono ancora molti pregiudizi purtroppo. Farsi valere e condividere contenuti di valore diventa sfidante se sei giovane, se sei una giovane donna lo è ancora di più. Quindi una delle nostre sfide è quella di restituire credibilità e dignità alla nostra generazione.

L’attività che porti avanti con YWN si inserisce nell’obiettivo 5 dell’agenda 2030, Gender Equality. Secondo te, tra le giovani c’è consapevolezza sufficiente su questo tema? Quanto lavoro c’é ancora da fare per raggiungere gli obiettivi preposti?

Quello che abbiamo riscontrato in 8 anni di attività è che la consapevolezza sulla disparità di genere non è immediata. Abbiamo notato che dopo la fine degli studi universitari, una volta entrate nelle aziende, le donne ci mettono un paio di anni a rendersi conto che inizialmente entrano in una situazione di parità ma poi le disparità aumentano col passare degli anni. Non solo, sono spesso oggetto di discriminazioni o micro-molestie sul luogo del lavoro. La consapevolezza quindi c’è, ma è più solida dopo circa 2 anni di esperienza professionale.

Non è un caso che da quest’anno YWN e altre 60 organizzazioni impegnate sulla parità di genere abbiano deciso di costruire una coalizione che si chiama Inclusione Donna e che serve a fare fronte comune e chiedere ad aziende e istituzioni determinate misure per far avanzare la parità di genere.

C’è comunque tantissimo da fare. Lo dice anche il Report del 2019 del World Economic Forum sulla parità di genere, in cui siamo al 76esimo posto come paese (perdendo 6 posizioni rispetto al 2018), in Europa siamo sopra soltanto a Grecia e Malta.
L’unica misura forte che è stata fatta in Italia è la legge che tutela il genere meno rappresentato nei CDA, ma ovviamente non è sufficiente perché riguarda solo le donne in posizioni apicali e specialmente le giovani donne non sono minimamente toccate da questa misura.

Foto: Young Women Network

A proposito di proposte concrete, ci parli di quelle che state portando avanti come associazione?

Ne abbiamo molte, ad esempio abbiamo chiesto la paternità obbligatoria, in termini non di giorni ma di mesi, chiediamo l’eliminazione del pay-gap a prescindere dalla dimensione o fatturato dell’azienda, agevolazioni alle micro-imprese femminili e misure di conciliazione vita-lavoro anche per le libere professioniste.

Qual è il tuo superpotere?

La resilienza! Ma visto che è una parola un po’ abusata possiamo dire capacità di adattamento al cambiamento, che mi viene anche da vissuti personali. Nel 2016 ho perso varie cose dal punto di vista personale e poi anche lavorativo. Riavvicinarmi all’associazione mi ha aiutato moltissimo, il caso ha voluto che la fondatrice dell’associazione dovesse lasciare il ruolo di presidentessa per un trasferimento all’estero. E’ stata l’occasione di rimettermi a lottare in prima linea e di stare a contatto con molte giovani donne, il che mi ha dato la giusta spinta per ripartire.
Gli imprevisti capitano nella vita, bisogna accettarli ed avere la lucidità di guardare sempre il lato positivo.

Come possiamo diventare tutti e tutte dei supereroi?

Informandoci bene, da fonti attendibili, e seguendo le nostre passioni.
Inoltre, pensiamo sempre che il lavoro che facciamo e che ci permette di svilupparci professionalmente può avere anche risvolti positivi sull’ambiente e sulle persone se solo lo vogliamo, non c’è bisogno di cambiare vita!

Intervista di Ilaria Capocci e Adriana Bianco, Global Shapers Rome Hub

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